Populisti che bruciano governi
L’ondata anomala di calore, uno dei risultati del cambiamento climatico in atto, che sta bruciando l’Italia in questi giorni, consumando estese superfici verdi dal Friuli alla Toscana, al Lazio fino al Sud, ha mandato pure, in fumo il governo italiano. Secondo il principio buddista dell’interrelazione ambiente- uomo- società, il surriscaldamento neuronale delle forze populiste ha prodotto il disastro annunciato di rompere con l’unità nazionale e portare alle dimissioni del presidente del consiglio Mario Draghi.
Ci risiamo! La sgangherata banda populista, quella delle alleanze che ci ricordano il 2018, in un perfetto effetto domino ha fatto cadere tutte le tessere che stavano in piedi per poter riprendersi il giocattolo del potere: non stanno considerando che le condizioni d’animo dei cittadini e le situazioni emergenziali nazionali ed internazionali, dal 2018 ad oggi sono cambiate di molto, e di mezzo, oltre ad una ovvia disaffezione verso la politica dai meccanismi malati che si traduce in astensionismo al voto, ci sono un presente di incertezza diffusa su tutti i fronti e una normalità che non sta più tornando!
La politica infantile che gioca facendo teatrini e nasconde dietro ai soliti siparietti l’incapacità di gestire e risolvere, che ancora punta i piedi e richiede attenzione con discorsi vuoti che elencano solo cose che non vanno e di cui siamo tutti, tra l’altro, a conoscenza, ma che mai propone il come risolvere e mai propone i tempi della soluzione: sì, perché oggi non c’è più tempo da perdere e le soluzioni vanno considerate in una prospettiva che si allunghi a beneficiare anche quelli che verranno dopo di noi. Insomma, soluzioni sostenibili e non miopi che si fermano agli interessi di bottega di questo movimento o di quel partito.
Mentre una parte della popolazione italiana, le persone comuni stanno affrontando, in questi giorni d’estate rovente, gli incendi estesi indomabili, mentre stiamo perdendo ettari ed ettari di vegetazione che si ripristinerà nel corso di svariate decadi, mentre ci sono sfollati che non possono tornare nelle loro abitazioni, mentre il cambiamento climatico ci presenta sempre più spesso la fotografia di una Italia debole dal punto di vista idrogeologico, la solita dinamica politica populista ci ha risucchiati: loro, uomini travolti dai bassi stati vitali, anche mal celati, che esprimono non la politica dei fatti concreti, bensì quella delle meschinità, delle invidie e delle ripicche, che ci fa assistere in Senato ai discorsi del cosiddetto dissenso: un pantano pieno di soldatini di cartapesta che non aspettavano che questo momento per rispecchiarsi (e nemmeno lo hanno capito) nella stessa Hybris che attribuivano a Mario Draghi.
La retorica della transizione ecologica, fregio di qualche populista, passa per diverse soluzioni e aperture di senso, non è transizione se così non fosse, non c’è una sola soluzione e tantomeno non ci possono essere veti e cantilene del “non si può fare”! Così si implode. Non è più il momento di un problema alla volta e una soluzione pre-confezionata, magari anche favorendo una lobby o un’altra: oggi, ed oggi è già tardi, i problemi si aggrovigliano e le soluzioni si intersecano e più andiamo avanti e più, a volte, dovremo scegliere tra il male minore. La tecnologia e la scienza ci saranno di supporto ma l’etica e la saggezza devono guidare che indirizzo prendere.
Sarebbe bello poter vedere da qui alle imminenti elezioni, tanto desiderate, un fiorire di programmi che sappiamo affrontare in modo ampio e con visione globale le emergenze sociali, economiche, climatiche, sanitarie, alimentari, industriali che ci attanagliano e che, per ora, ci stanno mettendo in un angolo.
Chissà se quella parte della politica italiana tanto offesa dal premier uscente (dichiarato motivo di rottura), saprà liberarsi della cialtroneria che la contraddistingue agli occhi di tutti, consesso internazionale incluso, e sarà in grado di studiare e riparare agli esami del voto in autunno!
A noi, italiane e italiani, non ci resta che incrociare le dita e saper mettere una X di buona scelta nelle urne.
Irene Sollazzo
freelance content creator